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FEDERAZIONE ITALIANA VIGNAIOLI INDIPENDENTI
fivi
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ha lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani.
La FIVI raggruppa viticoltori che soddisfano i seguenti criteri:
• Il vignaiolo che coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta.
• Il vignaiolo rinuncia all’acquisto dell’uva o del vino a fini commerciali. Comprerà uva soltanto per estreme esigenze di vinificazione, o nel caso di viticoltura di montagna per salvaguardare il proprio territorio agricolo, in conformità con le leggi in vigore.
• Il vignaiolo rispetta le norme enologiche della professione, limitando l’uso di additivi inutili e costosi, concentrando la sua attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
QUANDO NASCE fivi
Costituita il 17 luglio 2008 la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) con un suo Statuto ufficiale. Oggi arriviamo a quasi 2000 vignaioli iscritti singolarmente o attraverso le associazioni regionali già esistenti. Idealmente la federazione difende gli interessi di tutti i vignaioli che in Italia svolgono le stesse funzioni.
La Fivi aderisce alla CEVI (Confederation Europenne des Vignerons Indipendants) che comprende già le seguenti associazioni di vignaioli di diversi stati europei:
Vignerons indépendants de France
Association Suisse des Vignerons Encaveurs
Organisation Professionnelle des Vignerons Indépendants de Moselle Luxembourgeoise
Federação Nacional de Viticultores Independentes de Portugal
Vindependent – Association hongroise des vignerons indépendants
Bodegas Familiares de Rioja
Family Estate Slovenia – Association Slovène des Vignerons Indépendants
Bulgarian Association of Indipendent Winegrower (BAIW)
Vignerons Indipendent du Quebec.
perche' NASCE fivi
È chiaro che l’industria e il commercio hanno interesse a sganciarsi dalle origini, dal territorio, per poter comperare le materie prime in un posto o nell’altro, secondo la convenienza del momento. Ma il vino in Europa non è una materia prima: è invece un prodotto agricolo, legato al territorio d’origine. Per questo ci sembra incomprensibile e scorretto che un mosto nato in un paese europeo possa essere imbottigliato in un altro (naturalmente dove il costo del lavoro è più alto) e possa comparire in etichetta come prodotto del paese di imbottigliamento senza indicazione di quello dell’origine. Questo è ingannevole verso il consumatore, ed è concorrenza sleale verso i vignaioli del paese importatore. Ma già succede per l’olio d’oliva dove l’interesse dell’industria multinazionale ha ucciso molti piccoli produttori.